Aprirà le porte al pubblico, con il vernissage di sabato 9 giugno alle ore 18.30, “Lasciare un segno”, la mostra fotografica di Salvatore Piermarini curata da Stefania Scateni insieme a Beppe Sebaste, che si terrà a Narni (Umbria). Il racconto, fatto per immagini in bianco e nero, del lavoro dell’avanguardia artistica italiana degli ultimi decenni, sarà visitabile presso “La Stanza – ci sono cieli dappertutto” da sabato 9 giugno fino al 29 luglio 2018.
L’esposizione, è una delle dodici mostre che fanno parte del Festival di Fotografia “Narnimmaginaria” che si tiene a Narni, tra le suggestive mura romaniche del Complesso Monumentale di San Domenico e nei locali de “La stanza ci sono cieli dappertutto” dal 2 al 24 giugno 2018 e che per questa quarta edizione affronta il tema della “Working glass – La fotografia racconta il lavoro”.
Narnimmaginaria 2018 intende raccontare il lavoro ai giorni d’oggi, momento storico in cui le lotte per il diritto al lavoro lasciano campo a cassa integrazione e licenziamenti, la malattia o la morte da esso provocata, la migrazione alla ricerca di un lavoro dignitoso che troppe volte è sfruttamento; queste le tematiche che verranno mostrate attraverso le immagini di Andrea Boccalini, Luca Sola, Giulio Di Meo, Sara Musolino, Salvatore Piermarini, Enzo Chiocchia, Mauro Nori, Roberto Pileri, Stefano Rossini, Stefano Meluni, Luca Faranfa, le foto dell’archivio fotografico di Leo Emiri.
Salvatore Piermarini si dedica alla fotografia dal 1966, affiancando al reportage delle realtà una ricerca storico-estetica sulla fotografia. Segnalato nel 1981 dall’Annuario Americano Time-Life Photography Year, autore di molte pubblicazioni e mostre, personali e collettive, ha collaborato con diverse istituzioni in Italia e all’estero. L’ultima campagna fotografica è edita nel volume “L’Aquila. Magnitudo zero” del 2012.
Dalla fine degli anni ’60 ha frequentato le avanguardie dell’arte fotografando gli artisti e il loro lavoro spesso invisibile, oggetto della mostra “Lasciare un segno” sarà una documentazione della scena dell’arte italiana, prodotta con curiosa e amorevole partecipazione, come quando Ugo Mulas ci rivelò l’avanguardia americana all’epoca della Factory di Andy Warhol.
“Lasciare un segno”, che verrà inaugurata con un doppio vernissage (sabato 9 giugno ore 18.30 e domenica 10 giugno ore 12) è un reportage della creazione delle opere di molti artisti tra cui Gino De Dominicis, Cesare Tacchi, Salvatore Scarpitta, Michelangelo Pistoletto, Pino Pascali, Luigi Ontani, Carla Accardi, Jannis Kounellis, Wolf Vostell e tantissimi altri, oltre a poeti e scrittori come Alberto Moravia, Valerio Magrelli, Carlo Bordini; e che va a coprire gli ultimi decenni, da fine anni ’60 ad oggi. Molte saranno le immagini di Salvatore Piermarini, esposte a “La stanza ci sono cieli dappertutto” spazio ideato dallo scrittore Beppe Sebaste, e che in occasione del duplice vernissage verranno accompagnate anche da un “paesaggio sonoro” con reading di poeti e musica dal vivo.
Ad anticipare il vernissage di Sabato 9 giugno, alle ore 17.00 presso la Casa del popolo di Narni ci sarà l’incontro da titolo “Il futuro della fotografia” con Piergiorgio Branzi, uno tra i grandi maestri della fotografia italiana del Novecento, giornalista, scrittore, fotografo, pittore e incisore, questo eclettico toscano, nato nel 1928, ci ha raccontato il mondo a modo suo a partire dagli anni Cinquanta, sempre con grande tatto, grande stile e grande rigore
Info mostra “Lasciare un segno”
Apertura: Nei Fine settimana, sabato ore 9-12 /17-20, Domenica ore 11-13 /17 – 20. Per gli altri giorni apertura su appuntamento tel. 333 9911882 – stanza@stanza.cloud
Info “La stanza – Ci sono cieli dappertutto”
Ideata dallo scrittore Beppe Sebaste, la “Stanza” si trova a Narni, in Umbria. È all’interno di una struttura che prolunga e precede (nel tempo) un convento francescano del Trecento, affacciata sulla valle del Nera alle spalle della cattedrale e del Teatro Comunale. È nel cuore del centro storico ma si affaccia sulla valle del fiume Nera e sulle montagne.
La Stanza (ci sono cieli dappertutto) è un luogo per le arti, un laboratorio di pratiche e linguaggi. Un luogo di creazione, ma anche di ricerca e di raccoglimento, di felicità, di pellegrinaggio. Un modo di giocare con la verità. Quattro volte l’anno, per la durata di una stagione, la Stanza sceglie un tema che artisti, poeti, scrittori, video-maker, performer, filosofi e pellegrini sono invitati a esplorare e sviluppare in diverse direzioni. Nel corso dell’evento stagionale si susseguono esposizioni collettive e personali, letture, laboratori, seminari, performance, concerti, giochi, spettacoli, proiezioni di film e altre iniziative pertinenti.
Tema di apertura della Stanza è la stanza stessa, il concetto di “stanza”. Perché “stanza”?
A partire da Dante, “stanza” non indica più solo lo spazio in cui il poeta elabora la propria ispirazione e il proprio “fantasma” – il proprio dialogo con l’Assoluto – ma il nome della forma stessa della poesia. Essa è il luogo simbolico di un andirivieni tra interno e esterno, tra visionarietà privata ed esteriorità pubblica, proprio come lo strano destino e la buffa peripezia, oggi sempre più astratta e de-realizzata, che è fare e pubblicare testi, fare e mostrare opere, etc. etc. Ammesso che l’entrare in una stanza non sia stato già da sempre un modo per uscire, la ricerca di un’estasi. Estasi: l’uscire in un’entrata senza fine.
Ci sono cieli dappertutto. Ci sono stanze dappertutto.